Mirto Crosia
Un tour virtuale, multimediale e multilingue per navigare tra edifici d'arte della Calabria, spostandosi a 360° e zoomando su ogni particolare. Si tratta di una modalità creativa per invitare il pubblico di Internet, a scoprire la bellezza di siti non sempre noti ma interessanti quanto le destinazioni indicate nelle maggiori guide turistiche.
Mirto è la frazione più popolosa ed importante del Comune di Crosia. L’agglomerato urbano è nato nell’immediato secondo dopoguerra sulla SS 106 ed intorno alla stazione ferroviaria della TA-RC e si è consolidato negli anni Settanta grazie ai forti flussi migratori provenienti dai paesi della cinta interna presilana come Longobucco, Bocchigliero e Campana.
Oggi Mirto conta circa 8.000 residenti sui complessivi circa 10.000 dell’intero Comune. Ha un’economia abbastanza fiorente, basata sul commercio, l’artigianato ed i servizi, cui fa riferimento l’intero territorio della cosiddetta “Sila Greca”. E’ centro turistico estivo di una certa rilevanza e ha il suo cuore nel lungomare Centofontane: due chilometri di grandi spazi attrezzati con lidi, servizi ed aree verdi.
Il nucleo originario di Mirto, comunità agro-pastorale e boschiva, si è formato nel IV-III sec. a.C. sulla collina “Castello”. In seguito si è trasformato in masseria fortificata con al centro il Castello feudale del XVII sec. e la chiesetta intitolata al “Divino Cuore di Gesù”, che ne divenne il Patrono. Il nome Mirto deriva certamente dall’arbusto, il “mirto” (murtos in greco medioevale, myrtus in latino), di cui sono ricche le colline sulle quali il nucleo urbano si è sviluppato.
Il Comune di Crosia ha, invece, una storia più complessa. Crosia, racconta la leggenda, fu fondata dai compagni di Enea nel 1315 a.C., lungo la parete orientale della collina di San Pietro. Certamente il paese raggiunse il suo massimo splendore tra i secoli X e VIII a.C., quando, annesso al territorio di Crotone, divenne importante centro commerciale e di frontiera. Tale ruolo di rilievo fu però drasticamente perduto quando il terremoto del 379 d.C. distrusse completamente il suo centro abitato, che fu ricostruito sulla parte alta della stessa collina.
Il nome Crosia deriva probabilmente dal greco bizantino chrusea, luogo d’oro, in riferimento alle miniere d’oro e d’argento della zona, utilizzate fino al XVIII secolo. Un’altra teoria collega il nome del paese a quello della moglie di Enea, Creusa. Comunque la prima testimonianza del nome, così come è quello attuale, si trova all’interno di un tassario del 1325, dove è citato come casale di Rossano e nel quale è trascritto il debito, di tre tari e cinque grani, di un certo Basilio “Cappellanus Crusi”.
Poco chiara e frammentaria è la successione feudale. Di certo nel XIV secolo risulta intestata ai Ruffo, ultimo dei quali fu Niccolò, ciambellano di corte di re Ladislao, morto senza figli. Il feudo, nel 1417, venne aggregato dalla regina Giovanna al principato di Rossano e concesso alla principessa Polissena Ruffo. In seguito alla congiura dei Baroni, il principato e Crosia passarono al demanio regio napoletano. Nel 1503 il feudo di Crosia venne acquistato, insieme ad altri territori viciniori, da Ferdinando D'Aragona, la cui famiglia lo mantenne fino al 1593, quando Maria d'Aragona lo cedette a Giovan Michele Mandatoriccio di Rossano. Questi, nel 1596, acquistò anche il fondo Mirto. Morto Francesco Mandatoriccio senza figli (1676), il feudo passò alla sorella Vittoria e per essa al marito Giuseppe Sambiase, la cui famiglia era una diramazione dell'illustrissima famiglia Sanseverino, la prima delle sette grandi Case del Regno di Napoli. Nei primi del Seicento il paese presentava una vivace storia religiosa, tanto da contare sul suo territorio numerose chiese, ordini monastici e confraternite. Questi ultimi, soppressi per mancanza di mezzi di sussistenza, sono scomparsi e di essi non rimangono neppure i complessi conventuali. Oggi, il centro storico di Crosia è caratteristico per le sue vie strette e i vecchi palazzi. Il Castello feudale, con corte spettacolare e scalone d’accesso monumentale, si trova in pessimo stato di conservazione, mentre fanno bella mostra di sé le torri d'avvistamento di Santa Tecla e del Giglio.
La città moderna, con il Lido Centofontane, il Pantano e i nuclei di Sorrenti e Quadricelli, è frutto di un’importante sviluppo urbanistico, demografico e commerciale iniziato negli anni 60.