Montalto Uffugo
Un tour virtuale, multimediale e multilingue per navigare tra edifici d'arte della Calabria, spostandosi a 360° e zoomando su ogni particolare. Si tratta di una modalità creativa per invitare il pubblico di Internet, a scoprire la bellezza di siti non sempre noti ma interessanti quanto le destinazioni indicate nelle maggiori guide turistiche.
Montalto Uffugo deve il suo nome all'unità d'Italia, quando fu deciso di recuperare l'antico nome della città distrutta "Aufugum". Le sue origini sono incerte, anticamente era chiamata "Aufugum" forse per ricordare che la configurazione orografica del territorio poteva garantire una serie di azioni: "vedere, osservare, organizzarsi per difesa e, se necessario, fuggire". Nonostante questa caratteristica la città subì la totale distruzione nel IX secolo per mano dei Saraceni.
Successivamente, la città adagiata su cinque colli e circondata da una fitta vegetazione mediterranea, venne ricostruita nello stesso luogo e chiamata "Mons Altis". La posizione strategica di Montalto fu apprezzata anche dai Normanni, che vi costruirono un castello con sei torri di guardia di cui è rimasta testimonianza solo la Torre Normanna.
In epoca medievale Montalto ricevette e accolse comunità valdesi, albanesi ed ebree e, nel tempo ospitò conventi di cappuccini, carmelitani domenicani, clarisse le cui strutture sono ancora esistenti. Il centro storico è impreziosito dalla presenza di chiese e monumenti tra i quali troviamo la torre campanaria, testimonianza di un preesistente complesso noto come "Castello Neso" del XIV sec. Il paese ebbe una sua importante Accademia ("Accademia Incultorum"), fondata nel 1617 da Francesco Foscarini.
Di rilievo è anche il monumento a Ruggiero Leoncavallo in muratura chiara. Ogni anno la città organizza il festival "Leoncavallo" dedicato alla memoria dell'illustre musicista. A Montalto, l'artista si trasferì all'età di 5 anni e nel 1865 assistette ad un tragico avvenimento verificatosi in casa sua: il domestico fu assassinato dai fratelli D'Alessandro. Questo fatto di sangue rimase indelebilmente impresso nella mente del maestro, che più tardi trasse spunto per l'ideazione e la composizione del suo celebre melodramma "Pagliacci".